Elisabetta Sirani, la pittrice che osò metterci la firma
George Mihalcea
Bologna, seconda metà del Seicento. Nella città più importante dello Stato Pontificio dopo Roma, la cultura è un fermento di botteghe, scuole, commissioni. Tutti parevano aver bisogno di qualcosa da contemplare: un quadretto devozionale al quale dedicare le preghiere quotidiane, un ritratto da tenere in casa e sigillare così una vita agiata anche se pur sempre all’ombra della Chiesa, una scena biblica. È anche grazie a questa vitalità creativa che le porte si aprono alle donne (come sempre, del
din zilele anterioare